Sulla ricchezza (Italian Edition) by Flavio Briatore

autore:Flavio Briatore [Briatore, Flavio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788820096441
Amazon: B071RM9HD7
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2017-04-26T22:00:00+00:00

Uno Stato opprimente

C’È troppo Stato.

Uno Stato che, con la scusa di accompagnarti e facilitarti nelle tue mille incombenze, finisce inevitabilmente per complicarti l’esistenza, rendendo macchinoso e cervellotico tutto ciò che è semplice.

Uno Stato che, anche quando è guidato dalle migliori intenzioni, strada facendo perde di vista la difesa degli interessi dei cittadini e si trasforma in un’entità opprimente, invasiva e parassita.

Faccio i necessari distinguo. Alcuni compiti e poteri, fondamentali per il buon funzionamento di una società, non possono che essere di esclusiva competenza dello Stato. Penso alla sicurezza, all’ordine pubblico, alla giustizia. Ma non certo alla sanità, alla scuola, ai servizi locali come per esempio la raccolta dei rifiuti. Settori in cui l’apporto parziale se non totale dei privati potrebbe produrre benefici in termini di efficienza e costi minori a carico degli utenti.

Troppo Stato significa troppa spesa pubblica, troppe tasse, servizi spesso scadenti.

Una volta c’è di mezzo un ministero, una volta la regione, la provincia, i comuni. Dietro ogni istituzione si nasconde sempre la politica, che dove riesce monopolizza oppure occupa l’economia, condizionandone il funzionamento e creando disservizi e costi aggiuntivi.

La politica non sceglie quasi mai il migliore, ma quasi sempre il più fedele. Mentre quelli bravi sono costretti a scappare.

Il più fedele, a sua volta, si circonda di seguaci devoti. Nessuno, in ogni caso, le cui qualità vengano percepite come potenziali minacce alla propria posizione di comando.

Si fanno concorsi pubblici su misura, e quando capita qualche persona ingenua, che vive in un suo mondo favoloso in cui le cose sono «normali», nessun problema, si azzera tutto e si ricomincia da capo.

È esattamente ciò che è successo durante le selezioni per un posto di coadiutore amministrativo al Dipartimento prevenzione veterinaria dell’Azienda sanitaria locale di Pavia.

Viene indetto un concorso pubblico, gli ammessi alla graduatoria sono sessantaquattro e svolgono l’esame suddiviso in tre parti, con idoneità fissata a sei punti su un massimo di nove. Verificate le risposte ai test, la commissione dichiara idonea una sola candidata, il cui nome non è stato reso pubblico, che chiameremo Amélie.

Il concorso era diretto all’assegnazione di un posto, c’è un idoneo: la messa è finita, andate in pace?

Magari. Mentre Amélie si prepara al suo nuovo lavoro meritatamente conquistato, arriva un decreto del direttore generale dell’Asl di Pavia che è un capolavoro di burocratese.

Fatta una lunga premessa in cui «visto che» compare cinque volte, «richiamato che» tre volte e «preso atto che» quattro volte, dopo aver acquisito i pareri del direttore amministrativo e di quello sociosanitario, ecco che a «tutela dell’interesse pubblico», il direttore generale dichiara «necessario procedere all’annullamento» delle selezioni in «autotutela degli atti endoprocedimentali».

Certo gli atti endoprocedimentali non possono venire calpestati da un’Amélie qualsiasi che si azzarda a rispondere correttamente alle domande stabilite in un concorso pubblico.

Il direttore generale dunque dispone il «rinnovo della fase valutativa» di tutti i «candidati presenti alle tre convocazioni», al fine di «assicurare il superamento del vizio rilevato».

Messa così sembra una cosa seria.

Ma quale mai sarà questo vizio procedurale o di forma talmente grave da pregiudicare l’esito di un

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